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LA LINGUA DEL SANTO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 ottobre 2000
 
di Carlo Mazzacurati, con Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Isabella Ferrari, Giulio Brogi (Italia, 2000)
 
Carlo Mazzacurati non aveva mai girato una commedia brillante; e si vede. Eppure, venato com'è di atmosfere melanconiche, quasi crepuscolari LA LINGUA DEL SANTO era film che doveva essergli congeniale. Come le vicissitudini tragicomiche (tratte però da un fatto di cronaca vera) di due balordi del padovano (Antonio Albanese e Fabrizio Bentivoglio): che rubano praticamente per sbaglio la reliquia del titolo; ma che per incassare il riscatto si scontrano con un industriale di salumeria (Giulio Brogi) meno imbranato di loro. I SOLITI IGNOTI, insomma. Al paradosso geniale dei quali l'attenzione dell'autore de IL TORO per la provincia con i suoi tempi morti, per il tirare a campare dei piccoli falliti ai margini della grande giostra del benessere poteva aggiungere una sua nota originale e delicata. Cosi, puntualmente, l'eleganza formale dell'inizio: le linee orizzontali e sfumate della laguna, le cascine diroccate controluce che la fotografia quasi troppo raffinata di Alessandro Pesci restituisce in modo sapiente. O, ancora, i chiaroscuri del personaggio di Bentivoglio: sbandato non certo per vocazione, ma poiché non ce la fa a dimenticare la moglie, che se ne è andata con un altro.

Ma a far deviare il film concorrono però altri fattori. Una sceneggiatura tutta alti e bassi: che se sfiora con misura efficace il dramma oscuro degli immigrati clandestini sfruttati nei boschi a cacciare funghi, non esita a mettere in scena zingari truculenti per il piacere della caricatura più ovvia. Sulle ali di un commento musicale particolarmente insulso (cosa c'entra un'improvvisa canzone in inglese sul tramonto nel Polesine?), sempre più patetico che satirico il film finisce per assomigliare progressivamente ai suoi due volonterosi protagonisti. Attento com'è agli echi dell'ambiente, Mazzacurati sembra al contrario sordo a quelli, fragilissimi, dei ritmi e delle coincidenze comiche. In un film del genere, finisce per essere un guaio.


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